Per emergere dal "rumore di fondo" non serve urlare. Tre consigli da Migliacom sulla comunicazione
La comunicazione aziendale - B2C e B2B - sta cambiando pelle e lo sta facendo rapidamente, spinta anche dall’accelerazione che la pandemia ha inferto alle dinamiche della nostra vita e dell’economia.
La tecnologia evolve, gli strumenti si moltiplicano ma, soprattutto, sta cambiando il modo di porsi nei confronti degli altri.
Ora, più che mai, l’audience non va semplicemente informata e attratta verso i nostri prodotti/servizi, ma va sempre più ascoltata e coinvolta nei processi di comunicazione.
Facile a dirsi, meno a farsi.
Perché per ascoltare occorre tempo (molto) e, soprattutto, occorrono conoscenza e importanti capacità empatiche (non comuni).
Tre sono gli ingredienti più adatti ai meccanismi di coinvolgimento: l’autorevolezza, la competenza e la passione.
Tenendo ben presenti questi ingredienti, un’azienda dovrebbe valorizzare il capitale narrativo di cui dispone, guardando sia all’interno (dipendenti) sia all’esterno (clienti/fornitori). Ciò significa coinvolgere in prima persona le persone che meglio possono rappresentare i valori che l’azienda esprime, rendendo protagoniste della comunicazione le figure aziendali e gli stakeholder.
Si tratta di un processo complesso, che necessita di contenuti capaci di stimolare l’interesse del pubblico e che debbono essere coordinati all’interno di una strategia ben pianificata e ben diretta.
Perché è importante attivare questo processo? Perché il “rumore di fondo” è altissimo ed è sempre più difficile emergere dal caos comunicazionale che ci circonda.
Per far sentire la nostra voce, quindi, non dobbiamo “urlare più forte”, ma dobbiamo dire e mostrare cose che siano in grado di interessare e coinvolgere la nostra audience, al di là della mera logica dell’advertising.
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